bill mollison

Bill mollison

Uno degli svantaggi principali del consumo eccessivo di fichi d’India è il possibile effetto astringente, dovuto all’alta concentrazione di fibre e ai piccoli semi presenti nella polpa permacultura italia. In alcuni soggetti predisposti, i semi possono accumularsi nel tratto intestinale e favorire la formazione di fecalomi (blocchi intestinali), con conseguenti episodi di stipsi o ostruzione intestinale. Per evitarlo, è consigliabile mangiarli con moderazione e bere molta acqua per facilitare il transito intestinale.

Tutte le proprietà e i benefici dei fichi d’India, frutti ricchi di acqua, fibre e antiossidanti. Dai consigli su come mangiarli, alle controindicazioni, passando per i loro effetti sulla salute: tutto quello che c’è da sapere

I frutti del fico d’india, come abbiamo già detto, sono ricoperti dalle spine. In commercio solitamente il frutto è già stato pulito, tuttavia fare attenzione è sempre utile. Per la rimozione della buccia si consiglia l’uso di un paio di guanti per maneggiare il frutto, oppure di tenerlo fermo con una forchetta e rimuovere con un coltello la pelle e le spine che lo ricoprono.

Ogni parte della pianta è commestibile. Fin dall’antichità nella medicina popolare, i cladodi vergini, che quindi non avevano mai prodotto i fiori, venivano utilizzati per curare il mal di gola, le malattie cutanee, le lussazioni e addirittura le febbri malariche. Venivano usati anche per sfamare gli animali, costruire i giocattoli e una volta essiccati, per alimentare il fuoco. Stesso dicasi per i fiori, utilizzati tutt’ora per la preparazione dei decotti diuretici.

permacultura significato

Permacultura significato

La Permacultura Bioregionale integra i principi della permacultura con la visione bioregionale. Il Bioregionalismo si è sviluppato come un approccio profondo al concetto di permacultura tenendo in forte considerazione le tradizioni e la cultura locale. In particolare si approfondisce l’interazione e il rapporto tra la comunità umana, la sua cultura e la sua spiritualità con gli ambienti naturali. Il Bioregionalismo è una teoria ecologista, basata sull’individuazione e lo studio di aree naturalmente definite chiamate Bioregioni, formulata per la prima volta da Peter Berg e Raymond Dasmann all’inizio degli anni settanta. È una visione non solo ecologica ma anche culturale, politica e spirituale.

Ma, ciò che è davvero importante è che quello che raccogliamo non è solo un risultato, ma il feedback che alimenta le scelte successive. Lavoriamo in un circuito in cui ogni passaggio è fonte di nuova informazione e ideazione e ogni cosa che otteniamo, osservata e analizzata, ci permette di stare in un circolo virtuoso, capace di migliorarsi costantemente.

Il concetto di Permanent agriculture fu coniato nel 1911 da Franklin Hiram King nel suo libro Farmers of Forty Centuries: Or Permanent Agriculture in China, Korea and Japan. Qui Hiram lo definisce come un sistema agricolo che si può sostenere per un tempo illimitato. Altri fattori che influenzarono la stesura del primo modello teorico della permacultura furono i lavori di Stewart Brand sui sistemi, l’esperienza dell’agricoltore Sepp Holzer, che per primo mise in pratica un metodo di agricoltura ecologica per coltivare in Austria, a 130 km a sud di Salisburgo, ad alta quota (1000 – 1500 m sul livello del mare) e l’esperienza del pioniere dei metodi di agricoltura naturale Masanobu Fukuoka e il suo libro La rivoluzione del filo di paglia.

permacultura italia

La Permacultura Bioregionale integra i principi della permacultura con la visione bioregionale. Il Bioregionalismo si è sviluppato come un approccio profondo al concetto di permacultura tenendo in forte considerazione le tradizioni e la cultura locale. In particolare si approfondisce l’interazione e il rapporto tra la comunità umana, la sua cultura e la sua spiritualità con gli ambienti naturali. Il Bioregionalismo è una teoria ecologista, basata sull’individuazione e lo studio di aree naturalmente definite chiamate Bioregioni, formulata per la prima volta da Peter Berg e Raymond Dasmann all’inizio degli anni settanta. È una visione non solo ecologica ma anche culturale, politica e spirituale.

Ma, ciò che è davvero importante è che quello che raccogliamo non è solo un risultato, ma il feedback che alimenta le scelte successive. Lavoriamo in un circuito in cui ogni passaggio è fonte di nuova informazione e ideazione e ogni cosa che otteniamo, osservata e analizzata, ci permette di stare in un circolo virtuoso, capace di migliorarsi costantemente.

Permacultura italia

La permacultura urbana è l’applicazione dei principi della permacultura in ambito urbano. Mira a realizzare progetti di autosufficienza alimentare urbana e comunitaria mediante la reintroduzione della produzione del cibo nelle aree urbane, l’efficienza e l’autoproduzione energetica. Una proposta per reintrodurre la produzione di cibo nelle aree urbane è quella di sostituire le piante ornamentali del verde pubblico con altre specie utili. Ad esempio nei parchi pubblici potrebbero essere coltivate piante da frutto come meli, peri o altro tipo e arbusti e piante con frutti commestibili come mirtilli, ribes o fragole. Inoltre si potrebbe utilizzare le aree verdi per orti urbani collettivi e per la produzione di biomassa per l’energia.

I difensori rispondono che la permacultura non è ancora una tradizione scientifica tradizionale e non dispone delle risorse dell’agricoltura industriale tradizionale. Rafter Ferguson e Sarah Lovell sottolineano che i permacultori raramente si impegnano nella ricerca tradizionale in agroecologia, agroforestazione o ingegneria ambientale, e affermano che la scienza tradizionale ha un pregiudizio elitario o pro-aziendale. Julius Krebs e Sonja Bach sostengono in “Sostenibilità” che esiste “evidenza scientifica per tutti i dodici principi (di Holmgren)”.

Il metodo della permacultura si è diffuso in tutto il mondo a partire dagli anni ottanta. Ad oggi esistono più di una dozzina di libri e manuali che trattano di permacultura sulla base del lavoro originale di Mollison e Holmgren. Nonostante questo, non ci sono mai state sostanziali aggiunte o variazioni al metodo sviluppato alla fine degli anni settanta. Nel 2002 si stima che siano state formate alla progettazione in permacultura oltre 100.000 persone in tutto il mondo. La formazione prevede generalmente un corso intensivo teorico/pratico di due settimane, nelle quali, oltre ai fondamenti comuni del metodo, vengono insegnate le tecniche più adatte agli ecosistemi locali . Nonostante questo la permacultura fatica ancora ad avere una diffusione di massa. Holmgren afferma che i motivi sono da ricercarsi principalmente nel prevalere di una cultura scientifica del riduzionismo, e quindi un approccio cauto se non ostile a metodi di natura più olistica, nel dominio di una cultura del consumismo creata da una visione puramente economica della salute e del progresso e la paura da parte delle autorità politiche globali e locali di perdere la loro influenza e potere se la popolazione seguisse pratiche volte all’autosufficienza e all’autonomia locale. La permacultura sta alla base del concetto di città di transizione di Rob Hopkins (i primi anni 2000).

La permacultura può essere sviluppata in qualsiasi tipo di regione, anche su colline rocciose, paludi, zone alpine, pianure alluvionali o deserti. Non dovendo modificare il paesaggio, si rende fondamentale lo studio della topografia del sito, in quanto questa ha effetto sul microclima, sui modelli di drenaggio dell’acqua, sullo spessore dello strato utile di terreno, sulle vie d’accesso e sul paesaggio. Per comprendere al meglio la sua influenza, è utile annotarsi dettagli come le pendenze del terreno e il loro orientamento verso il sole, strapiombi o sporgenze rocciose, linee di drenaggio, terreni accidentati, visuali buone o cattive, altezza delle colline, aree paludose e aree suscettibili ad erosione.